L' Attacco dei giganti:
Un anime/manga intorno al trauma: punti di contatto con l'esperienza del Covid 19 e specificità del lavoro psicoanalitico sul trauma.
"L' Attacco dei Giganti" è un manga di Hajime Isayama che è stato trasposto in un anime (serie d'animazione) composto attualmente da 3 stagioni (La 4a e conclusiva stagione uscirà in Italia probabilmente a Settembre) e da cui sono stati realizzati due film d'animazione campioni di incassi. L' Attacco dei Giganti ha ottenuto un successo smisurato fra la popolazione adolescente e fra i fan dei manga e degli anime giapponesi.
La storia è ambientata in un fantasioso Medioevo post apocalittico in cui l'umanità, minacciata dalla stirpe dei giganti mangiatori di uomini, vive rinchiusa in un'enorme struttura composta da tre enormi cinte murarie. Nessuno sa da dove siano venuti i giganti nè gli scopi di queste creature acefale e fameliche che funestano il mondo esterno.
I giganti sembrano non avere alcuno scopo se non divorare esseri umani ma non perche' spinti della fame, possiedono infatti un corpo enorme e quasi immortale, ma in quanto come mossi da un'oscura volontà malefica, ottusa e completamente priva di razionalità.
La popolazione vive da centinaia di anni pacificamente e spensieratamente all'interno delle mura "accettando" o per meglio dire "negando" la loro prigionia e deponendo qualsiasi speranza in un futuro diverso da una vita all'interno delle mura.Solamente tre giovani adolescenti Eren, Armin e Mikasa sognano il mondo esterno: cercano libri e fantasticano su illustrazioni per loro incomprensibili quali sono il mare, le montagne, la neve. Esiste anche un corpo di guerrieri che provano a compiere esplorazioni nel mondo esterno: l armata ricognitiva, il cui simbolo sono le ali della libertà.Tuttavia le spedizioni ad opera dell'armata ricognitiva si concludono costantemente con un massacro di soldati e il loro ritorno è accolto dagli adulti con sorrisi e battute sprezzanti in cui aleggia il pensiero che il mantenere il costo per una ricerca nel mondo esterno non sia di nessun utilità se non per offrire un lauto banchetto ai giganti.
Solamente i tre giovani adolescenti vedono nei soldati degli eroi, solamente loro sembrano sognare la libertà anche a costo del pericolo. La storia e l'intreccio narrativo ruotano attorno a un evento traumatico che cambierà totalmente la vita delle persone all'interno delle mura:
Un giorno un enorme gigante riesce a sfondare le mura favorendo l ingresso dei giganti che massacreranno una parte della popolazione.
Da questo momento in avanti i tre protagonisti vivranno in un mondo in cui le mura non saranno più avvertite come sicure ma come sempre sull'orlo di poter cedere a un nuovo attacco che potrebbe segnare la sconfitta e la scomparsa del genere umano. Eren, Mikasa e Armin saranno i protagonisti di una tragica storia in cui scopriranno che i nemici non si trovano solamente all'esterno delle mura ma principalmente all'interno in un intreccio infernale fra bene e male, fra desideri individuali e sopravvivenza di una comunità. Il mondo e le persone appaiono volubili, instabili, pronte al tradimento e il prezzo da pagare sempre più alto del risultato ottenuto.
L' Attacco dei giganti credo offra un dipinto e una rappresentazione simbolica di molte delle angosce e delle potenti difese che il trauma del lockdown ha mobilitato.
"Le nostre mura" sono state abbattute da un "gigante" infinitesimalmente piccolo che ha minato il nostro senso di sicurezza, la nostra quotidianità. In tal senso il lockdown può essere accostato al concetto di trauma in psicoanalisi.
In psicoanalisi ,già con Freud, il trauma ha il volto di un evento che non si può controllare, di un qualcosa a cui non si era preparati ma allo stesso tempo esso risveglia qualcosa in noi, qualcosa di antico da cui dobbiamo difenderci. In questo senso il trauma in psicoanalisi necessita di due tempi per potersi compiere: a un evento che la persona ha registrato e che è passato sotto traccia deve seguirne un secondo che serve a sottolineare l'esistenza del primo.
Nell'anime/ manga credo questo lo si possa vedere ben rappresentato: l'umanità vive dietro un muro per la minaccia dei giganti, qualcosa di antico e di sconosciuto li ha costretti alla prigione. Ma l'umanità in gabbia, l'umanità difesa, vive in pace sacrificando una parte dei propri desideri e dei propri sogni in cambio della sicurezza. È solo nel momento in cui il gigante sfonda il muro che l' umanità realizza la propria impotenza, la propria prigionia.
Nell'anime e nel film si sottolinea con forza la differenza fra "un giorno" e "quel giorno" per rendere tutta la potenza del movimento che si compie col trauma. L' armata ricognitiva che prima sembrava uno strumento dispendioso ed inutile per la società diventa una risorsa fondamentale per la popolazione delle mura. Allo stesso modo mettersi in psicoterapia psicoanalitica ha si un costo economico significativo ( sia in termini di impegno che di costo economico concreto) , ma quello che la rende per molti impraticabile o anti-economica è proprio il costo di mettere in gioco se stessi per conoscere cosa si trova aldilà della cinta muraria e le ragioni che hanno spinto l'interno a dover erigere un muro.
D'altronde lo stesso Freud aveva teorizzato che uno degli obbiettivi principali dell'apparato psichico è mantenere le energie al livello più basso possibile: l'omeostasi.
L' improvvisa apertura di una breccia nel muro obbliga l' umanità alla ricerca della verità, a ricostruire la propria storia: questo movimento lo si può ritrovare in molte persone che decidono di beneficiare di una psicoterapia psicoanalitica. Un evento inatteso, il crollo di un'ideale, una perdita, un sintomo, un cambiamento, la fine di una relazione possono essere paragonati alla breccia aperta dal gigante.
In tal senso un primo volto del trauma laddove ci sia un soggetto capace di riconoscerlo, e chiedere aiuto può anche rappresentare un' occasione: l opportunità di scoprire un altro modo di stare al mondo, un modo per riappropriarsi soggettivamente della propria esperienza e della propria storia.
Tuttavia la psicoanalisi moderna fronteggia una nuova sfida che rappresenta il secondo volto del trauma: il trauma subito da quei soggetti che non hanno una struttura psichica in grado di riarticolare l'esperienza traumatica in una domanda di cura. È quanto avviene, ad esempio, con alcuni adolescenti in cui una serie di vicissitudini traumatiche ambientali non hanno consentito la costituzione di difese che si oppongano all'irrompere del cambiamento pubertario.
Appare quindi il "Muro" non come argine salvifico ma come elemento solido che pietrifica, che congela la vita. Dipendenze, ritiri sociali, hikikomori, ludopatie, depressioni sono alcune manifestazioni della vita che si chiude e che cerca forme di auto-contenimento patologico per difendersi dalla vita stessa quando questa fa troppa paura, quando la vita come un virus viene percepita come un corpo estraneo.
La psicoanalisi moderna in questi casi si attrezza e, come sottolinea Anzieu (1985), opera un viraggio: passando dal lavoro sui contenuti al lavoro sui contenitori.Con essa il "muro" che chiude può diventare "argine", qualcosa che protegge ma che consente un passaggio, un transito, attraverso il complicato lavoro che Winnicott (1954) ha descritto in termini dialettici nel rapporto tra ritiro e regressione. Recalcati (2020) nel suo ultimo libro riprendendo parole di Bion sottolinea come la "porosità" sia una grande virtu' per un confine affinché non generi prigionia.
Ed in tal senso ancora Anzieu sottolinea come tutto il problema della modernità risieda nel grande interrogativo di come e quali limiti possono essere messi al mondo moderno.
"Se dovessi riassumere la situazione dei paesi occidentali e forse dell' intera umanità sul finire di questo XX secolo metterei l'accento sulla necessità di porre dei limiti [...]" (Anzieu 1985 p. 17)
Il lockdown ha segnato un momento traumatico in cui la paura e ,al tempo stesso, il desiderio del muro e dei confini coesistevano in tutti noi. La nostra casa ci ha protetti dal contagio, ma probabilmente non ci ha protetti dalla tossine di una vita accellerata e frenetica che irrompe dentro casa. Il virus resta fuori ma il lavoro per i più grandi, e la scuola per i più piccoli entrano prepotentemente dentro casa. Come i protagonisti dell'anime noi tutti usciamo da questa esperienza pieni di domande e col dubbio se il nemico sia solamente il virus o anche la vita lavorativa frenetica che conduciamo e che non ammette battute d arresto; col dubbio quindi se sia più tossico il virus o la nostra vita che sembra non consentirci un arresto. Infine ,probabilmente, anche se per poco, una dimensione di solidarietà, di appartenenza comune, di bene comune ci ha attraversato proprio come l'umanità invasa dai giganti che si allea in un fronte comune. Anche se, come sottolinea Chiara Gamberale (2020) nel suo libro: la dimensione dell'Io, il culto dell'individualismo e della libertà di autodeterminazione sono aspetti che l uomo occidentale difficilmente riesce a barattare in cambio del proprio benessere.
Bibliografia:
Anzieu D. 1985 "L'Io pelle" Borla,
Freud 1895 "Studi sull'isteria" Bollati Boringhieri Opere vol 1 Bollati Boringhieri
Gamberale C. 2020 "Come il mare in un bicchiere", Feltrinelli
Recalcati M. 2020 "La tentazione del muro", Feltrinelli
Winnicott D.W. (1954) "Ritiro e regressione" in "Dalla pediatria alla psicoanalisi" Giunti ed. 2017