Tecnologie ai tempi del COVID: uso e funzioni dei videogiochi in età evolutiva
Il recente periodo di lockdown e le attuali norme mirate al contenimento della pandemia da SARS Cov-2, hanno molto evidenziato alcuni aspetti positivi della tecnologia, che ci hanno permesso di rimanere in contatto e di proseguire alcune attività in sicurezza. L'accesso facile agli strumenti tecnologici porta però con sé numerosi interrogativi, in particolare rispetto al loro utilizzo in età evolutiva.
Questo articolo si focalizzerà in particolar modo sui videogiochi e sulle funzioni a cui possono assolvere.
Il videogioco è un gioco che permette di entrare in una realtà virtuale, di solito attraverso un avatar, e di vivere in questo modo delle avventure, partecipare a delle sfide, sperimentare alcune abilità, attraversare paesaggi e trovarsi all'interno di una storia. I videogiochi di oggi, rispetto al passato, sono molto più realistici e permettono anche di giocare online, con altri giocatori, sia amici che sconosciuti.
I personaggi possono morire e tornare in vita, essere sconfitti e riprovare all'infinito: I limiti a cui siamo sottoposti nella vita reale vengono oltrepassati senza conseguenze irrimediabili, questo rende il videogioco qualcosa di potenzialmente molto attraente.
Essi propongono una realtà alternativa e, soprattutto in una situazione di emergenza, in cui è considerato più prudente rimanere in casa, possono fornire una, seppur limitata, possibilità di gioco e di incontro con l'altro.
"Fanno bene o fanno male?", certamente non possiamo ridurre la situazione ad una visione dicotomica: il discorso, più ampio e complesso, potrebbe riguardare il significato che si attribuisce al verbo "giocare". Far uso di un gioco, se facciamo riferimento al pensiero di Donald Winnicott, non vuol dire necessariamente che si sta giocando. Giocare, infatti, comporterebbe la capacità di vivere un'esperienza al confine tra il mondo interno di una persona e la realtà esterna, arricchendo l'uno con l'altra e viceversa.
Il gioco può avere tante funzioni e, se facciamo rientrare l'uso dei videogiochi nel "giocare", potremmo vedere una possibilità di divertirsi, cioè fare qualcosa che prende una direzione altra rispetto alla realtà quotidiana, un tentativo di mettere in scena alcuni comportamenti e vivere emozioni "per interposta persona", come una sorta di catarsi, o di evacuare e tenere sotto controllo dei quantitativi di angoscia. Giocare, insomma, è una faccenda complessa che non è così scontata nella vita di ciascuno, ma si sviluppa a partire dai primi mesi di vita.
I videogiochi possono svolgere, soprattutto in adolescenza, una funzione sociale di scambio e una possibilità di proteggersi rispetto ad alcune angosce specifiche di questa età, legate ai grandi cambiamenti che essa comporta. Quello che fa sintomo e può diventare un segnale d'allarme è la pervasività dell'utilizzo, quando cioè il virtuale diventa un modo per evitare l'incontro con la realtà e quando la difficoltà di distaccarsi dal mondo virtuale rischia di diventare un ostacolo alla possibilità di fare altri tipi di esperienze.
Cosa dire dell'utilizzo dei videogiochi da parte dei bambini?
Ci sono tanti videogiochi, realizzati per diverse età, che permettono di sperimentare, attraverso il personaggio, delle realtà potenziali, di divertirsi immedesimandosi in quello che si vede e si partecipa a creare. È anche vero che I bambini, molto più che gli adulti, hanno bisogno di eroi, modelli da idealizzare e sognare di imitare, da qui I tanti noti supereroi stile "Marvel". Attenzione, quindi, se il bambino ha interesse nei videogiochi, che siano adeguati all'età. Infatti, un soggetto in età evolutiva, che non sia ancora entrato in adolescenza, tende a prendere acriticamente quanto viene proposto dal mondo adulto, per esempio attraverso la TV o I giochi virtuali. Ad ogni età, uno stesso gioco o film o serie TV può assumere una funzione e un significato diverso: ci sono contenuti, per esempio in alcuni videogiochi molto realistici e che contengono scene di violenza, a cui è bene non esporre I bambini, perché non hanno ancora fatto in tempo a costruirsi dei filtri adatti per starci a contatto.
In alcuni momenti, il frequente ricorso ai videogiochi nei bambini può essere anche un tentativo di organizzarsi da sé, quando l'ambiente circostante è meno disponibile alla relazione, un modo per fronteggiare un sentimento di inadeguatezza o di frustrazione, un'alternativa per scaricare emozioni rabbiose in un mondo virtuale, dove non si fa veramente male a nessuno. Quindi, se ci sembra che un bambino o un adolescente "passi troppo tempo con I videogiochi", chiediamoci innanzitutto che altro spazio gli stiamo consentendo in alternativa e che funzione ha in quel momento questo utilizzo che ci sembra eccessivo.
Dottoressa Filomena Forino